L’ULTIMA NOTTE
un racconto di Ilda Ippoliti
Le ore volavano via, come le nubi morbide di quella notte, sospinte da un vento gentile e la luna, alta nel cielo, vegliava su un’ultima notte d’amore.
Il Conte guardò la sua amata cullata da un sonno leggero, sull’onda del suo respiro tranquillo.
Sfiorò con le dita i capelli di lei, sciolti sul cuscino e sentì, nel profondo del cuore dannato, una stretta dolorosa, amara e dolce insieme.
Quante volte aveva sognato di ritrovarla, quante volte aveva sedato col sangue la sete di lei e il dolore di quella insopportabile assenza!
Una notte dopo l’altra bruciare nel ricordo e nella nostalgia, eternamente vivere e morire nel gelo del suo cuore spezzato, nel vuoto dei suoi occhi stanchi…
Quella notte che durava da secoli, quel suo viaggio disperato nell’oscurità della maledizione, forse era giunto al termine.
Sentì un dolce desiderio che credeva perduto fra le onde del suo tempo lontano, quel desiderio che infiamma il cuore dei ragazzi, così violento e profondo, così pulito e splendente…
Rimase immobile adorando quella delicata creatura, piangendo dentro lacrime nascoste da secoli, incapace di toccarla, acceso da una disperata, lacerante, passione.
Sfiorò il corpo di quella piccola donna sottile, la sua pelle chiara, vellutata come il petalo di un fiore, i suoi seni perfetti, la morbida curva dei fianchi, le caviglie delicate…
La sfiorò con gli occhi, colmi di quel desiderio doloroso, incontenibile, struggente…
Mina schiuse gli occhi e lui sentì il proprio cuore accarezzato da quelle lunghe ciglia.
Annegò nel mare di quei limpidi occhi, verdi come i boschi della sua Transilvania che ricordava appena brillanti nella luce del mattino, un mattino dimenticato ormai da quattrocento anni!
In quegli occhi lucenti, colmi di pianto, Dracula vide tutto: l’inizio e la fine della sua esistenza.
Per quei magnifici occhi aveva rinnegato Dio e sfidato l’Inferno in quell’eterno morire ad ogni sorgere del sole.
Per quegli occhi avrebbe, forse, avuto fine il suo vagare dannato, incontro ai secoli e al destino.
Lei stese la mano e con le piccole dita sfiorò le sue labbra.
La luce della luna dipinse un piccolo bagliore sui denti bianchi del Vampiro, ma fu solo un attimo.
Mina chiuse gli occhi accarezzando il viso del suo amore, perduto e ritrovato.
Dracula assaporò il calore di quella mano gentile e in quella carezza nascose il suo cuore tormentato in cerca di pace.
Lei gli accarezzò i lunghi capelli, l’avvolse tra le sue braccia e lo strinse a sé.
Perduto in quell’abbraccio, Dracula cercò le rosee labbra della sua donna e per un attimo, al profumo di quel dolce respiro, ebbe paura e si ritrasse.
Lei con un fil di voce sussurrò il suo nome: Vlad…
E la paura cadde, come veste sciolta, lasciandolo con l’anima nuda, disarmata, finalmente sconfitta.
Si baciarono a lungo, con dolcezza, arresi alla passione.
E il tempo con loro si arrese e fermò la luna nel cielo.
L’onda dei sospiri li travolse.
E l’orologio smise di contare gli attimi.
I pensieri parevano trovar voce nelle carezze, nei baci, nel calore dei loro corpi, in quell’impossibile illusione di essere liberi, finalmente liberi…
Poi la fanciulla sciolse il suo abbraccio, scostò le lunghe ciocche di capelli neri dal suo collo sottile.
Negli occhi uno sguardo d’amore infinito e una preghiera struggente, colma di tenerezza.
Il Vampiro rabbrividì a quel candore venato d’azzurro.
Sentì un dolore sordo graffiargli l’anima e pensò alle notti senza fine, ai giorni negati…
“Ti prego” gli dissero quegli occhi verdi così trasparenti e lucidi di pianto, “Ti prego…”
E lui vide tutta la propria miseria, l’abisso e l’orrore di ogni omicidio, prezzo di quella sua colpevole eterna sopravvivenza e il pianto gli strinse la gola togliendogli il fiato: questo, solo questo poteva dare al suo Amore, solo questo!
La fanciulla sentì le lacrime di Vlad caderle sulle labbra e nulla mai le era parso così dolce.
“Ti prego amore, ti prego… così sarà per sempre…”
E lui, col cuore impazzito, accostò le labbra a quel collo sottile, ne respirò il profumo. Pianse e, tremando di passione e paura, affondò i canini in quella carne delicata.
Un brivido, un calore immenso gli pervase le membra: com’era dolce quel sangue! E quanto amaro nello stesso tempo…
Mina tremava tra le sue braccia con gli occhi serrati e le labbra schiuse, abbandonata al desiderio di quell’abbraccio mortale.
I loro corpi si baciarono ancora e ancora in quell’estasi di lacrime e sangue.
Poi Vlad si staccò da lei, lentamente, col petto lacerato dal rimorso e Mina parve sentire quell’onda di dolore, quell’amore immenso.
Cercò le labbra dall’amato, baciò il suo stesso sangue…
Nell’ombra della notte, la fanciulla stretta fra le braccia, Dracula sentì nel cuore quel suo amore senza tempo né fine desiderare, per una volta ancora, la luce di un cielo chiaro, un volo di rondini, il profumo del vento…
E fu un sospiro del cuore.
Poi fu solo silenzio.
La luna impallidiva.
“Ancora un bacio” , sussurrò agli amanti,– “Ancora un bacio…”
Dagli occhi verdi della fanciulla scese una lacrima… l’ultima.
Vlad l’asciugò dalle sue labbra pallide con un bacio leggero… l’ultimo.
E quando giunse l’aurora, il sole li sorprese stretti in un abbraccio che aveva il sapore dell’eternità.
FINE
Ilda Ippoliti
Roma, 8 Ottobre 2006
Dedicato a tutti coloro che
con passione e amore hanno
scritto, musicato, prodotto,
diretto e soprattutto
magicamente interpretato
“Dracula Opera Rock”.
Grazie
per le straordinarie
emozioni
che ci avete regalato!