Roma, 07/12/2003
Eccomi qui… quarto testo da pubblicare sul sito di Vittorio, che sta diventando sempre più il “mio” sito, pieno di ricordi ed esperienze che mi hanno coinvolta direttamente, o che mi hanno vista piangere di gioia nel vedere la felicità altrui…
Inizio spiegando perché il premio non è stato dato a tutte e quattro le finaliste, come io e Sonia avevamo chiesto per mail a Gabry: la sorpresa consisteva in una visita ai backstage, in una visione della Tosca, e nella tanto sperata chiacchierata con Vittorio.Già qui si può notare una difficoltà oggettiva di portare quattro persone invece che una, visto che non è tutto semplice come spesso noi fans crediamo. Ogni persona che entra o esce dai backstage deve avere un pass, che non è facile da ottenere, e quando sono arrivata, nonostante Gloria avesse già parlato con la produzione, ci sono stati dei piccoli “problemi tecnici”. È una questione di professionalità, una macchina perfetta è tale perché tutti rispettano le regole.Fatta questa piccola premessa, che mi sembrava doverosa nei confronti delle altre tre finaliste, comincio il racconto vero e proprio, cercando di essere il più obbiettiva possibile. È passata già una notte, ed i pensieri lentamente vanno fissandosi ed immobilizzandosi nel cuore, nel ricordo, perché è stata un’esperienza unica.Arrivo al Gran Teatro alle 15:15, con mio padre, e l’ho accompagnato a comprare un biglietto per lui. E già iniziano le sorprese, perché al botteghino incontro Antonio Carluccio (Angelotti), che gentilissimo mi ha salutato, mentre scappava via di corsa. Sono molto agitata, lo ammetto, ma quel piccolo incontro mi ha tranquillizzata un po’.Ho appuntamento con Gloria per le 15:30, e alle 15:31 stavo già chiamando Gabry… quando vedo uscire dal cancello riservato all’entrata degli attori una donna, capelli biondi, un sorriso pieno di sogni, e due occhi da far innamorare il mare.Gloria.Presentazioni varie, saluto mio padre, ci avviamo all’ingresso principale, dove teoricamente dovrei entrare “scortata” dalla mia guida privata. Qui incontriamo il “piccolo problema tecnico” di cui vi parlavo prima… non ho il pass, non posso entrare. Gloria pazientemente va nei backstage, prende il pass, e finalmente entriamo.Gentilissima, mi chiede come sto –“insomma…agitata”-, io le racconto come ho indovinato il finale, poi… si apre la porta dei backstage, ed entro in un mondo che non è più il mio.Eccolo laggiù, l’artista per il quale il mio cuore batte così forte. Mi avvicino, Gloria ci presenta (non si ricorda di me, com’è giusto che sia, ma non m’importa, non c’è nulla che potrebbe intaccare la mia gioia). Sotto il trucco, riesco a vedere il sorriso di Vittorio, sì, quello per cui ho detto “lì c’è tutta la felicità del mondo”.Lo vedo, è per me.Vi descrivo, per dovere di cronaca, il trucco, che mi ha colpito molto, perché non fa assolutamente lo stesso effetto visto da lontano. Il pizzetto marcato di un nero pece, a contorno delle dolci labbra di sempre, basette allungate dello stesso nero fino alla mascella, e sugli occhi… sugli occhi Frollo. Lo stesso blu intenso, profondo, anche se contornato di nero, invece che di bianco, come amava il nostro prete infernale. Mi guardo attorno, non so più se sono nel backstage della Tosca, o di Notre Dame, non so più se ci sono veramente, o se è un sogno.Non sento più il cuore pulsare a mille, non sento più di essere un’estranea… quella è casa mia. È casa mia, quando Antonio guarda Vittorio, poi me, ed esclama: “Ah, ma lei è la poetessa!!” ed il mio viso si tinge di un rosso imbarazzato, è casa mia, quando Gloria entra nel camerino dei cantanti, e ne esce con una maglietta della Tosca, autografata dal mio Barone preferito. Un’altra buona occasione per dare un bacio a Vittorio, per ringraziarlo di tutto ciò che fa.“Bene… che ne dici di fare un giro?” l’accento toscano mi entra nei timpani, e Vittorio non è più nessun altro, se non sé stesso, 40 anni, sposato, con un cuore enorme, ed un lavoro che ama. Salgo sul palco, mi spiega la funzione dei vari oggetti di scena, le piattaforme rialzate, le finzioni che stanno dietro alla realtà che si presenta a nostri occhi quando il sipario si alza. Le pistole –vere- che usa durante lo spettacolo, pesanti nella mia mano, mentre Gloria ci blocca, e scatta un’altra delle sue mille foto. I microfoni –“tra dieci minuti vado a microfonarmi” mi dice Vittorio alle 15:45, ed io rispondo “…entri in scena tra più di un’ora…” ma lui ribatte: “Eh, lo so.. è che sono fatto così… un precisino… devo essere pronto! (anzi, se vogliamo dire la verità, credo abbia detto “devo esser pronto”, senza “e”…scusate, ma il toscano è parte integrante di ciò che Vittorio è!!!)- fonici e tecnici di cui purtroppo non sono riuscita a ricordarmi tutti i nomi… ne metto solo uno, sperando di non sbagliarlo… Matteo, mi pare, responsabile proprio dei microfoni…Vittorio scompare, va a farsi ritoccare il trucco, e a “microfonarsi”, come dice lui… rimango con Gloria, il mio angelo custode per tutto il pomeriggio… e sembra che ci conosciamo da sempre, parliamo, del sito, di Vittorio, di quello che farò dopo il liceo, delle mie poesie… scopro nei suoi occhi un’amica, e se in quel momento non ho pianto, l’ho fatto dopo, lo sto facendo ora.Sidonia comincia a cantare, mentre io e Gloria fermiamo ad uno ad uno gli attori: autografo e foto. Mi rimarrà sempre impressa la reazione di Lalo Cibelli (Spoletta) quando ci siamo presentati…”Tu sei la vincitrice del concorso… -mi fa, squadrandomi dalla testa ai piedi- quando Gloria mi ha detto di questa storia, ho pensato ‘…sicuramente la vincitrice sarà una studiosa cronica, con gli occhialetti rotondi, sempre sui libri…’ cavolo, c’ho azzeccato!!”. Poi, mi fa la dedica più bella tra tutte quelle che ho ricevuto assieme agli autografi, ricordandomi prima di salutarci che “è come se mi conoscesse da sempre”, mentre nell’Anima spunta un fiore.Ecco di ritorno Vittorio, che agita la mano per far asciugare lo smalto nero (pensavo fossero unghie finte, invece sono le sue!!), pronto a entrare in scena, microfono e vestito: il più cattivo dei Baroni, cappello e occhiali scuri a parte. Nei backstage fa freddo, e il nostro artista preferito ci lascia per farsi una camminata... sta gelando, stretto in quel costume acrilico… anche Gloria se ne va, ha alcune persone da salutare, così, rimango sola, mentre attorno i ballerini cantano, o provano qualche piroetta, gli attori prendono il caffè, i tecnici controllano eventuali problemi.Scrivo una poesia. Giusto in tempo per darla a Gloria, di ritorno dai saluti, e per vedergli comparire negli occhi una stella, accesa da ciò che ho scritto. Ovviamente, il testo passa nelle mani di Vittorio, che mi dedica il suo sorriso, quel sorriso.Ad uno ad uno, raccolgo autografi e foto da tutti gli attori… mi spiace solo che Graziano non sia presente, io ed una mia amica avremmo proprio voluto il suo autografo. A rimediare c’è Gloria, che promette di farmelo avere appena lo incontrerà… un altro fiore nato, anzi, altri due.Vittorio sta per entrare in scena, lo so senza dover guardare l’orologio: a testa bassa, misura l’asfalto, e senti la concentrazione dei suoi pensieri vibrare nell’aria. Gloria lo chiama, lui non risponde. “È normale…” lo giustifica Gloria, ma non ce n’è bisogno, Vittorio è così, è questa la sua grandezza. Mi racconta anche un piccolo episodio di sé, e mi sembra davvero di far parte da sempre del loro mondo, della loro famiglia…Eccolo, sta per andare in scena. Si avvicina, fa un piccolo inchino a mani giunte prima a Gloria, poi a me, e sale su palco accompagnato dai nostri sguardi, mentre dal basso lo osserviamo salire le scale, e prepararsi con i ballerini, che lo portano trionfalmente sulla scena.Io e Gloria lo guardiamo dal basso, non possiamo salire sul palco vero e proprio, intralceremmo tecnici e ballerini. Sbirciamo di qua e di là, ma riusciamo a vedere ben poco. Poi un tecnico si accorge della nostra presenza, mi prende per mano, e mi porta sul palco, proprio da dove gli attori entrano ed escono di scena, facendomi segno di stare attenta, e di non sporgermi troppo, altrimenti il pubblico potrebbe vedermi. Sono felice, so che non potrei stare lì, e so che quel tecnico è lo stesso che prima aveva ringraziato Gloria della professionalità impeccabile di Vittorio, e che mi aveva chiesto “Sei una giornalista?”, sapendo che la mia risposta sarebbe stata “sì.. tra qualche anno”.Ascoltiamo “Io uccido” e “Tanto va la gatta al lardo” da lì, poi torniamo sotto al palco, devono entrare i ballerini, non possiamo più rimanere.Mancano due o tre autografi, ma rimediamo in fretta, Gloria blocca Agostino Penna (Cavaradossi), al quale confesso di aver iniziato a vedere quella noia mortale di “Uomini e donne” solo perché lui è il tastierista…Tutto questo durante il primo atto dello spettacolo. Se ci penso, sono successe mille altre piccole cose, che però rimangono nella mia mente come flash isolati: la voce bassissima di Gabriele Zagni, il Cardinale (l’unico di cui non ho l’autografo… sia io che Gloria ce ne siamo dimenticate!!), le parole di Antonio, la simpatia della ballerina che gentilmente ci ha fatto cinque o sei foto sfocate, e che ho iniziato a ricattare intimandole che avrei detto a tutti che non era in grado di usare la mia fotocamera digitale (poi però c’ha preso gusto, e me ne ha fatte altre molto belle... sono andata a cercare il suo nome sul programma di sala, ma io la riconoscevo per i suoi bei capelli ricci, e lì tutte le ballerine ce li hanno raccolti... spero di non aver sbagliato, grazie Loredana!!), la dolcezza di Manuela, i due ragazzi che giocavano alla Play Station nel camerino dei cantanti, Claudio Compagno (Scarpia) che non si sentiva troppo bene, e che mi ha relegato un’interpretazione inedita de “Il pianeta delle scimmie”, che io ho scambiato per il Quasimodo di Notre Dame…Ho salutato Vittorio, sarebbe stato complicato tornare dietro le quinte a spettacolo finito, anche se poi ho avuto modo di “salutarlo”, in maniera diversa, durante gli inchini.Usciamo dai backstage, le luci si abbassano, io e Gloria ci mettiamo sedute, e lì Vittorio da spettacolo. Uno Scarpia così cattivo non l’avevo ancora visto. Le lacrime sul mio volto, dall’inizio alla fine, vibranti di dolore per lui e per lei durante il dialogo tra Scarpia e Tosca, pieno di angoscia mentre Manuela canta sul corpo esanime di Cavaradossi.I saluti. Tutti in piedi, a riprova della magia e dell’emozione, a mandare un bacio a due mani a Vittorio, che guarda dalla mia parte per la presenza di Gloria, ma che ogni tanto regala un sorriso anche a me, ed io a scattare foto su foto, e a ogni scatto (e applauso mancato… o scattavo, o applaudivo!!), il nome di una persona, a ricordarmi grazie a chi ero lì…Click… per Gabry… non ti dimenticherò…Click… per Marika… metà della mia metà.. gliel’ho raccontata la nostra storia, sai?…Click… per Maria Teresa… è stato bello conoscerti in sala, un’altra bella sorpresa…Click… per July… tu che hai sempre creduto in me…Click… per Giulietta… avrai il tuo autografo, come promesso…Click… per tutti voi…Il sipario si chiude, si riapre, si chiude ancora, sembra definitivamente, poi invece di apre di nuovo, giusto in tempo per farci gustare la scena di Mario che bacia appassionatamente Tosca, e “rimprovera” scherzosamente il pubblico per aver guardato…Fine.Tutto si conclude, torno alla mia poltrona, a riprendermi zainetto e giubbotto… poi guardo Gloria. È arrivato il momenti di salutarsi, di dirsi addio. Quanto è bello il suo sorriso, mi ricorda quello di Vittorio. Quanto sono belli i suoi occhi, non ne vedrò mai più di così intensi.La abbraccio, e piango. Piango sul serio. Non riesco a smettere. Mi asciugo le lacrime, mentre continuano a scenderne altre, cerco mio padre, eccolo, laggiù.Gloria mi accompagna da lui, un altro abbraccio, ti prego, uno solo. È impossibile non commuoversi, anche adesso, e faccio fatica a scrivere, perché gli occhi sono intrisi di lacrime… mi mancherà, mi mancherà davvero, e non so come spiegarlo a voi che non eravate lì… sembra assurdo, il mio idolo è Vittorio, e l’ho salutato come se fosse nomale, giusto così. Ma non posso pensare a Gloria senza piangere, perché è un angelo.Se Vittorio è il “miracolo” a cui possiamo assistere, sicuramente Gloria è l’angelo che lo rende possibile.